L’indotto economico generato dagli anziani ricoverati nelle RSA (residenze sanitarie assistenziali) è rilevante, articolato e spesso sottovalutato nel dibattito pubblico. Coinvolge un ecosistema composito di attori – pubblici, privati e del terzo settore – che traggono profitto o sostentamento dalla gestione della non autosufficienza cronica. Questo business non si limita al “posto letto”, ma si estende a un’intera filiera.
Un anziano in RSA genera un indotto annuo di migliaia di euro, spesso finanziato da fondi pubblici o patrimoni personali. Strutture private, cooperative, fornitori sanitari, consulenti e personale operativo compongono un sistema che trasforma la fragilità in occasione di profitto predatorio. Spesso, più che l’interesse degli anziani e delle famiglie viene curato l’interesse di questa rete di business.

FATTURATO DELLE RSA: CIFRE E TENDENZE
Il mercato delle RSA in Italia vale diversi miliardi di euro all’anno. Secondo il Centro Studi di Cergas Bocconi, solo il comparto della long-term care (che include RSA, case di riposo, assistenza domiciliare, ecc.) muove oltre 15 miliardi di euro l’anno, di cui almeno 6 miliardi direttamente attribuibili alle RSA. Le rette oscillano tra i 2.000 e i 4.000 euro al mese per paziente, a seconda della regione, del grado di autosufficienza e della struttura (pubblica, convenzionata o privata).
CHI GUADAGNA DAL SISTEMA RSA
1. Strutture private e gruppi finanziari
Negli ultimi anni si è registrata una finanziarizzazione del settore, con fondi di investimento, REIT (Real Estate Investment Trust) e catene internazionali che acquisiscono RSA come asset redditizi. I rendimenti si basano su economie di scala e saturazione dei posti letto. L’anziano diventa una “rendita fissa”, soprattutto se in convenzione con il SSN.
2. Cooperative e imprese sociali
Nel settore operano molte cooperative che gestiscono i servizi (infermieristici, educativi, mensa, pulizie). Il personale è spesso sottopagato, con contratti deboli. Il margine economico si mantiene comprimendo i costi di lavoro.
3. Fornitori sanitari e farmaceutici
Le RSA sono clienti fissi per forniture di farmaci, dispositivi medici, ausili, letti ospedalieri, pannoloni. L’industria parafarmaceutica beneficia di contratti continuativi e centralizzati. Alcune multinazionali presidiano direttamente il segmento RSA.
4. Professionisti sanitari e consulenti esterni
Medici, fisioterapisti, psicologi, nutrizionisti lavorano spesso come liberi professionisti convenzionati, contribuendo all’indotto. Anche le consulenze per la gestione del rischio, l’accreditamento e la certificazione ISO sono parte del business.
5. Enti pubblici e comuni
I Comuni cofinanziano l’assistenza con risorse proprie o tramite bandi. Alcune amministrazioni ottengono indotto indiretto (posti di lavoro locali, canoni immobiliari se la struttura è in comodato, ecc.). Le RSA pubbliche, inoltre, movimentano appalti e incarichi.
6. Tutti gli impiegati
Il comparto delle RSA impiega migliaia di persone in Italia, costituendo una fetta consistente dell’occupazione nel settore socio-sanitario. Tra i principali profili:
- Operatori socio-sanitari (OSS): spesso la categoria più numerosa. Si occupano dell’igiene, dell’assistenza diretta e della mobilizzazione dei pazienti. Molti sono assunti tramite cooperative o agenzie esterne, con contratti precari o part-time forzati.
- Infermieri: figure centrali nel presidio sanitario quotidiano. La carenza cronica di infermieri in RSA costringe molte strutture a turni ridotti o a ricorrere a personale a partita IVA. Alcuni lavorano anche per più strutture.
- Personale ausiliario e di pulizia: spesso esternalizzati, gli addetti alla sanificazione degli ambienti operano in condizioni di forte rotazione, con salari minimi. Le gare d’appalto sono al ribasso.
- Impiegati amministrativi e di segreteria: gestiscono documentazione, fatturazione, rapporti con i familiari e con l’ASL. In strutture grandi il numero è rilevante.
- Educatori, animatori, fisioterapisti, cuochi: figure meno visibili ma fondamentali, il cui impiego dipende dalla capacità economica della struttura e dalle convenzioni. Spesso sono freelance o contrattualizzati su base oraria.
Anche se molti di questi lavoratori non “guadagnano” nel senso speculativo del termine, il loro reddito è direttamente dipendente dal funzionamento (e quindi dalla permanenza) del sistema RSA.
L’INDOTTO PARALLELO
1. Trasporti e mobilità
Servizi di trasporto assistito, ambulanze, navette per visite mediche e trasferimenti ospedalieri sono forniti da aziende accreditate, spesso cooperative o soggetti convenzionati.
2. Servizi funebri
Il tasso di mortalità elevato nelle RSA implica una continua domanda di servizi funerari, spesso in convenzione o con accordi non trasparenti. Alcune strutture segnalano sistematicamente agenzie “partner” alle famiglie.
3. Formazione professionale
Corsi OSS, ECM per infermieri, aggiornamenti professionali e percorsi di specializzazione sono alimentati dalla domanda interna del settore. Alcuni enti formativi vivono esclusivamente su questi flussi.
4. Tecnologia e domotica medicale
Monitoraggio a distanza, cartelle elettroniche, sistemi di allarme e gestione informatizzata dei farmaci sono settori in crescita, spinti da appalti e fondi PNRR. Anche qui si inseriscono aziende tech con forte interesse al segmento RSA.
PROBLEMI DI TRASPARENZA E ACCOUNTABILITY
Il sistema è spesso opaco: scarse valutazioni di efficacia, poca trasparenza nei bilanci delle strutture, conflitti d’interesse tra enti pubblici e gestori. Le famiglie raramente hanno strumenti per valutare la qualità reale del servizio. Il “cliente” è l’ente pagatore, non il paziente.
LE RETI DI POTERE
In molte regioni, le RSA fanno parte di un sistema relazionale consolidato tra politica locale, sanità pubblica e cooperative. Le nomine nei CDA, le convenzioni, gli accreditamenti sono spesso oggetto di relazioni para-clientelari.
IMPLICAZIONI ETICHE E POLITICHE
Il modello RSA, se non regolato con criteri etici e trasparenti, trasforma la fragilità in rendita e la sopravvivenza in inferno. Questo pone interrogativi politici:
- L’assistenza agli anziani è un diritto o un business?
- Quali sono i criteri per valutare la “qualità di vita” in RSA?
- Perché si investe poco in alternative domiciliari, pur essendo richieste dalle famiglie?
NOTA CONCLUSIVA
Il sistema RSA genera un indotto economico massiccio e strutturato, con molteplici attori che traggono vantaggi – diretti o indiretti – dalla permanenza forzata e cronica degli anziani nelle strutture. Il meccanismo è redditizio, ma pone interrogativi etici e politici profondi.
Spostare risorse verso l’assistenza domiciliare integrata, la prevenzione e il sostegno alle famiglie caregiver significa anche rivedere la distribuzione di questi flussi economici e comporterebbe anche un notevole risparmio per il sistema sanitario nazione, oltre che un miglior benessere per gli anziani.