Foggia, 15 giugno 2025 – Fernando di Trani, architetto foggiano di 73 anni, è deceduto in casa per un infarto il giorno dopo essere stato dimesso dal pronto soccorso del Policlinico Riuniti di Foggia
cronologia

- 13 giugno: di Trani accusava un dolore intenso alla spalla e al torace che ne impediva il movimento. Il figlio Marco ha raccontato le difficoltà del 118 nell’aiutarlo a salire sulla sedia di soccorso
- È stato tenuto in osservazione fino alle 9 del giorno successivo. La lastra al torace non ha evidenziato fratture e l’uomo è stato dimesso con una prognosi di tre giorni per contusione alla spalla
- 15 giugno: nonostante il dolore persistente, verso mezzogiorno è deceduto. Il 118 è intervenuto ma non ha potuto salvargli la vita
La denuncia della famiglia
Il figlio Marco ha presentato una denuncia ipotizzando un caso di malasanità. Sul caso è intervenuto anche il giornalista Enrico Ciccarelli con una lettera aperta al direttore sanitario del Policlinico, Leonardo Miscio
Ciccarelli definisce il padre una persona «gentile e in perfetta salute», e manifesta il timore che non si tratti di una fatalità ma di una «erronea valutazione umana» sostenendo anche la possibilità che la criticità sia di natura «potenzialmente sistemica» legata all’organizzazione del pronto soccorso. Viene anche richiamata la precarietà del sistema sanitario locale, la saturazione dei pronto soccorso e la mancanza di medicina territoriale efficace.
La risposta dell’ospedale
Il direttore sanitario ha risposto con una lettera formale esprimendo «cordoglio più sentito» e dichiarando l’avvio immediato di un audit clinico interno, volto a ricostruire la sequenza degli eventi con trasparenza. Saranno esaminate sia possibili responsabilità individuali sia criticità organizzative. Parallelamente, la Procura della Repubblica ha aperto un’indagine per chiarire eventuali responsabilità penali
Il caso di Fernando di Trani solleva questioni significative:
- il potenziale limite dei criteri diagnostici adottati in presenza di dolore toracico post-trauma;
- l’eventualità che una diagnosi affrettata, basata su un unico esame, possa avere conseguenze gravi;
- la necessità di rafforzare il triage, ridurre i tempi d’attesa e implementare percorsi diagnostici più accurati anche durante i weekend;
- infine, l’urgenza di investire risorse nella medicina territoriale per alleviare il carico sui pronto soccorso.
La tragedia dell’architetto di Trani mette in luce potenziali carenze sia cliniche sia organizzative nel sistema sanitario pugliese. La famiglia chiede chiarezza, l’ospedale promette trasparenza e la Procura ha avviato un’indagine formale.